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Nel 1942 Mary Frances Kennedy Fisher dà alle stampe "Come cucinare il lupo", un ricettario per sopravvivere degnamente in tempi di razionamento del gas e di sparizione di prelibatezze, quali bistecche di manzo, bourbon, zucchero a velo e altri ingredienti essenziali alla buona cucina; ricettario che nelle sue intenzioni non voleva essere altro che un "libretto bizzarro sul modo migliore di convivere con la tessera annonaria, l'oscuramento e le altre miserie della Seconda guerra mondiale". Nel giro di un decennio, con il conflitto consegnato ai libri di storia, il "libretto" diventa uno "stravagante" libro di culto e, negli anni successivi, una delle opere fondamentali della letteratura americana del dopoguerra, al punto tale che la prestigiosa rivista "Time" lo inserirà tra i cento migliori libri di non-fiction di sempre. In questo singolare volume il cibo, naturalmente, è soltanto l'ingrediente principale con cui viene approntata una sfrontata, ironica, giocosa e, si direbbe oggi, "politicamente scorretta" apologia degli appetiti. M.F.K. Fisher non esita a far ricorso a massime di umoristi come A.P. Herbert ("A quanto mi risulta, gli astemi muoiono come tutti gli altri. E dunque a cosa serve eliminare la birra?")